Allergie e pseudoallergie respiratorie in fitoterapia energetica

Autori: C. Di Stanislao, M. Corradin, R. Brotzu, L. Paoluzzi

fitoterapia

Mi paragono ad un cenciaiolo che, con l’uncino in mano e la gerla sulle spalle, percorre il dominio della scienza, raccogliendo ciò che trova e se il risultato è in contrasto con una teoria accettata per vera, accoglie il fatto e getta la teoria“.
Francois Magentie.

Lasci la sua immaginazione con il cappotto, ma uscendo di quà la riprenda.
Claude Bernard, Lettera a Paul Bert, 1853.

Gli Aforismi, rappresentano una conoscenza frammentaria, spingono l’uomo ad andare ulteriormente e invece i Metodi, fornendo una visione globale, rendono sicuro l’uomo come se fosse giunto il più lontano possibile.
Francis Bacon

PREMESSA
L’impiego di principi vegetali del mondo occidentale (in formulazioni differenti in rapporto alle disponibilità e alle concrete necessità dei pazienti) in chiave energetica (cioè in rapporto alle categorizzazioni sistematiche cinesi: natura, sapore, meridiani destinatari, ecc.) ha iniziato a costituire materia d’interesse clinico e di ricerca nella metà degli anni ’80. Dapprima Y. Requena e M. Iderne e poi altri ricercatori francesi (Guillaume, Guilbert), italiani (Paoluzzi, Di Stanislao) e spagnoli (M. Trelles, M. Bueno-Cortes) hanno sviluppato un sistema di trasduzione analogica che ha riguardato (in tempi diversi) circa 150 principi vegetali di più frequente impiego nella patologia di osservazione corrente.

Naturalmente per ovviare alla enorme difficoltà di ordine tassonomico ed epistemologiche esistente nel procedimento transculturale di osmosi oriente-occidente, gli studi sono stati condotti sul sistema pentapartito (e riassuntivo) dei “cinque movimenti” (wu xing), anche senza ignorare (attraverso una lettura analogica delle materie mediche più antiche e accreditate: Galeno, Dioscoride, Plinio il vecchio, Teofrasto, Colunnella, S. Ildegarda, Mattioli, ecc.) le azioni delle diverse piante (e formulazioni) sulle “cinque sostanze” e sull’equilibrio dei diversi zang/fu. Non a caso le nostre esperienze ci hanno condotto a valutare dapprima solo l’azione sui movimenti del qi (vedi Phytos e Vademecum), poi di inserire i principi attivi in un contesto più ampio di intervento sulle differenti funzioni viscerali (Organi e Visceri, 1992).

Inoltre, fin dal 1989 abbiamo tentato una decodificazione chimica dei differenti sapori (vedi Atti del II Congresso MeNaBi tenutosi a Perugia presso l’aula magna della Clinica Neurologica dell’Università), gestita sulla scorta dei costituenti botanici principali (tannini, mucillagini, alcaloidi, saponine, eterosidi, olii volatili, sali minerali, ecc.), collaborando con illustri esponenti della botanica farmaceutica italiana (Galeffi, Curini, ecc.). Siamo comunque persuasi che siano giuste le perplessità espresse in tempi e su riviste diverse (TMA, 1992 e Giornale Italiano di Medicina Tradizionale Cinese, 1993) da epistemologi illustri come Giannelli e Unschuld che richiamano l’attenzione sulla complessità di una operazione di “conversione metodologica diretta”; tuttavia i risultati clinici fin’ora ottenuti ci confortano nella nostra ricerca. Inoltre il nostro “metodo” (che potremmo definire “costituzionalistico, analogico e fenomenologico”) ha interessato un illustre cultore della Farmacoterapia Tradizionale Cinese: il prof. H. Lie (Università di Nanchino) che, dallo scorso anno, collabora con noi in veste di supervisore e coordinatore delle ricerche.

In questo articolo analizzeremo le affezioni allergiche e psedoallergiche del naso e dell’apparecchio broncoalveolare sulla scorta di sistemi di “decodificazione semplificata”, i quali tengono conto delle esperienze etiopatogenetiche cinesi e francesi riferite in bibliografia. Va detto che tutti gli schemi sono stati provati sul campo (cioè con verifica clinica su centinaia di pazienti) in varie strutture ospedaliere o private (con approvazione delle Unità Locali Socio-Sanitarie) che ci hanno consentito una selezione delle associazioni più efficaci. Nelle affezioni nasali l’indice di risposta terapeutica ha toccato punte dell’80%, mentre nelle affezioni delle basse vie respiratorie gli schemi si sono dimostrati in grado di una reale incidenza clinica nel 50-60% dei casi.

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