Il ventre. Lettura simbolica e medicina cinese.

A cura di: Rosa Brotzu, Maurizio Corradin e Carlo Di Stanislao

ventre

Mi interessano sole le pance
Peter Greenaway

Ventre è un termine molto vago e inpreciso che viene impiegato come sinonimo di pancia o di addome. Tuttavia, sotto il profilo anatomico, mentre l’addome è quella parte del corpo umano che va dal petto alle cosce e contiene le viscere, il ventre è la parte sotto-ombelicale di tale zona, la più prossima alla regione genitale (così come per pancia si dovrebbe indicare la parte alta e mediana della regione addominale). In molte civiltà, poi, il termine “ventre” è sinonimo di “utero” (inteso come “matrice”). Al tempo in cui certi crimini erano puniti con la pena di morte si affermò una strategia salvatica ben nota: la cosidetta “sup­plica del ventre”, fondata sulla regola che alle donne gravide era risparmiata la vita. 

Tornando ai meri dati anatomici, questa regione del corpo presenta pochi punti di riferimento superficia­li. A parte l’ombelico vi è una depressione mediana definita “linea alba”. In un alduto tipico essa decorre verticalmente dall’ombelico alla parte inferiore del torace e si presenta (in un soggetto magro) stretta ma ben distinta. In individui giovani e muscolosi tale linea (che segna l’intersezione dei muscoli ad­dominali di destra con quelli di sinistra nello sviluppo embrio­nale) è ben visibile anche fra pube ed ombelico. Un altro dato che risulta evidente è la netta differenza fra ventre maschile e ventre femminile. Nella sua parte inferiore (pelvica) il ventre femminile è più lungo di quello maschile, con una distanza mag­giore fra ombelico e genitali. Inoltre l’ombelico femminile è solitamente più infossato di quello maschile. Queste differenze fra sessi possono essere compendiate dicendo che la femmina umana ha un addome più grande e più curvo del maschio, carattere che viene sovente accentuato o sottolineato dagli artisti.

Attualmen­te il culto puritano e urbano della “eterna giovinezza” ha enfa­tizzato il ventre maschile (e anche femminile) piatto; anzi il particolare sviluppo della muscolatura addominale con un ventre quasi introflesso o comunque poco appariscente, è segno di un sex appeal e di una supervirilità che, a ben vedere, segna invece una perdita e un degrado dell’attrattiva maschile legata al ventre. Questo atteggiamento (o appiattimento) relativo al ventre ha riguardato anche il sesso femminile. Una ricerca inglese di dieci hanno fà riguardò opere d’arte raffiguranti donne del passato, di solito dalle proporzioni molto più generose delle donne di oggi, e rivelò che la grande maggioranza (il 92% per la precisione) presentava un ombelico circolare (espressione, quin­di, di un fisico rotondetto). Una rassegna simile su modelle fo­tografiche di oggi fa calare la cifra al 54%, segno evidente (at­traverso grossolani messaggi del ventre) che al modello femminile voluttuoso oggi è sostituito quello snello, atletico e scattan­te.

In verità ancora oggi, in oriente più che in occidente, le grandi pancie sono coltivate (almeno in ristrette cerchie cultu­rali) con orgoglio come simbolo di benessere e di successo, come espressione di compiacenza verso se stessi e di somma saggezza o felicità. Questi ventri rotondi e spesso smisurati possono anche essere espressione di forza virile: pensate ai lottatori di “su­mo”, in cui il grande ventre (ottenuto ingerendo 12 grandi cioto­le giornaliere di uno speciale stufato detto chanko-nabe, compo­sto di pesce, pollo, manzo, uova, verdure e zucchero, accompagna­to da altrettante ciotole di riso e da circa tre litri di birra) abbassa il loro baricentro e rende difficile per gli avversari farli cadere.

Ma al di là di mode culturali la tendenza a mette­re grasso sul ventre è più tipica del sesso maschile che di quello femminile (le donne hanno addome più grande ma al contem­po meno “adiposo”). In effetti il grasso, nella donna, tende a stratificarsi nella regione delle anche producendo un allargamen­to pelvico del ventre anzichè una pancia sporgente. Se esaminia­mo le variazioni femminili della corporatura in diverse ere del nostro cammino evolutivo notiamo che le raffigurazioni del paleo­litico (Aurignaziano) e neolitico, erano contrassegnate da “vene­ri” indubbiamente molto più adipose dei modelli attuali. La pinguedine era particolarmente marcata (come abbiamo avuto modo già di descrivere) a carico dei seni, delle natiche, dei fianchi, delle coscie e del ventre, come chiaramente si rileva nelle Vene­ri preistoriche di Lespugne, di Grimaldi, di Willendorff e di Malta.

Gli studiosi, poi, affermano che l’umanità allora esistente, più che possedere una mentalità contemplativa sviluppò un gusto estetico in cui si fondevano motivi sociali, magici ed erotici. Il fatto molto significativo che le più antiche espressioni muliebriche dell’umanità siano steatopigiche (ci ri­feriamo alle statue paleolitiche di Cunteri in Romania, alla Vene­re Italica di Savognano sul Panaro, alle statuette rinvenute in Tracia ecc.) è indicativo della eco erotica che l’dipe (e le rotondità) ha sempre esercitato sull’istinto più inconscio del­l’uomo.

Indubbiamente, il ventre femminile è una zona di grande attrattiva erotica; il suo straordinario impatto sensuale è ac­cresciuto dalla prossimità con la regione genitale e dalla pre­senza dell’ombelico simile ad un orifizio. L’eco genitale del ventre e dell’ombelico è molto ben sottolineato nel volume “The Joy of Sex” dei primi anni ottanta: “queste due zone esercitano una grande quantità di sensazioni sessuali coltivabili. L’ombelico, sopratutto, si presta ad essere variamente esplorato: fru­gato con le dita, col glande o con l’alluce e merita un’attenzio­ne diligente quando lo si bacia o lo si tocca”.

Nel Sou Nu King (antico testo taoista di sessuologia) è sottolineata la funzione erotica del ventre e la grande attrattiva che esso esercita nel muovere la sessualità maschile. Gerard Edde nel suo testo “Tera­pie Sessuali Cinesi” (pubblicato nel 1986) ricorda la grande im­portanza erotico-copulatoria del ventre femminile. La donna, in effetti, deve imparare a muovere l’energia maschile controllando i muscoli del basso ventre, quelli del cinto addominale e quelli pelvici, al fine di rendere agevole il controllo vaginale e di gestire variamente l’atto sessuale. Riuscire a controllare la mu­scolatura addomino-pelvica equivale, per una donna, ad una autoi­giene preventiva che esalta le forze positive del Dao e la per­fetta realizzazione (fisica e psicologica) della sua vita.

Si af­ferma in vari testi (ad esempio di Granet e di Needham) che le antiche concubine cinesi erano in grado volontariamente di aprire e chiudere la vagina e di raggiungere gradi elevatissimi di pia­cere senza alcuno sforzo particolare. Questo particolare control­lo muscolare (unitamente alla pratica del Qi Gong) era ben cono­sciuta dalle storiche “quattro bellezze della Cina”: Xishi dell’epoca Yu, (che portò somma gioia al re Wu), Wang Zhaojin concubina dell’imperatore Huang Di della dinastia Yuan, Yang Gui­fei, concubina favorita dell’imperatore Xuanzong della dinastia Tang, ed infine Zhao Feiyuan, amante dell’imperatore Zhen della dinastia Ming. Le storie cinesi su queste quattro donne sono in­centrate non solo sulla loro dolcezza ed intelligenza, ma sulla capacità di controllare ventre e vagina, espressione di una fem­minilità pienamente e felicemente realizzata. Non a caso in al­cuni commenti dell’Yi Jing al concetto di “gioia” si connette l’immagine di un uomo sormontato da una donna che lo cinge dall’alto con il ventre (si veda lo spledido I Ching a cura di Yuan Huaqing, ed. Domino-Vallardi, 1994).

La bellezza seduttiva del ventre è lungamente (e languidamente) cantata dal Re Salomo­ne ne “Il Cantico dei Cantici”, mentre la danza erotica del ven­tre è composta, in realtà, da movimenti copulatori, risaltenti ai tempi in cui le donne dell’harem salivano a cavalcioni sul corpo del loro padrone e con vigorosi movimenti pelvici favoriva­no la consumazione dell’atto sessuale. Se osserviamo anche oggi questa danza (anche se formalizzata in danza popolare tradiziona­le) notiamo che i costumi sono tutti incentrati a richiamare una particolare attenzione sull’ombelico che, coperto e scoperto rit­micamente, assume un significato tutto particolare.

In verità dovremmo ricordare che questa antichissima danza era definita “danza dei muscoli” e nei suoi sinuosi movimenti non contempla solo la copula ma, strano a dirsi, anche il parto. Questo elemen­to del parto sembra sia stato incorporato nella danza del ventre con il passare dei secoli, sicché le due fasi della danza (quel­lo erotico sinuoso e circolare e quello gestatorio reclinato e sofferto) rappresentano l’intero ciclo riproduttivo femminile (molto interessante è, a tal proposito, il fumetto di G. Manara su testi di F. Fellini intitolato “Il viaggio di G. Matrona” nel­la parte “danza del ventre”, che inizia con un tripudio erotico e termina con un parto).

Queste numerose eco erotiche sono censurate (e fanno censurare il ventre) in occidente. Anche la pur spregiudicata cultura Greca soleva affermare: “Possa Dio guardare con odio il ventre e at­traverso esso si faccia castità”. Non meraviglia quindi che in epoca vittoriana fu considerato sconveniente usare in pubblico la parola “ventre” che fu sostituita dalla più “asettica” pancia o stomaco. Un altro fatto che si ricollega a questo poco lunsighie­ro atteggiamento occidentale per il ventre è la censura che il “valzer” subì al suo apparire. Una cronaca del XVIII secolo con­tiene la seguente invettiva contro questa corrotta danza:”la prossimità dei partner rende il ballo sgraziato e volgare, una bella esibizione solo per giardini zoologici e non per sale da ballo distinte”. Al contrario l’oriente ha sempre riservato un posto di riguardo alla pancia ed al ventre. In Giappone il ventre è considerato il centro del corpo, la sede della vita più vera e profonda. Questa è la regione da tagliare (harakiri significa letteralmente “taglio del ventre”) quando si vuole onorevolmente perdere la vita (conservando la propria dignità ed esprimendo virilità e dolore).

I punti centrali del ventre (secondo l’otti­ca della MTC) sono fra i più importanti nel controllare il cam­mino simbolico della crescita individuale; sopratutto (poi) quel­li compresi fra regione genitale ed ombelico (dall’1 all’8VC) ri­capitolano i vari momenti della vita: dalla nascita alla completa realizzazione di sé. Va anche ricordato che il ventre è una delle regioni preferite per il tatuaggio simbolico-ornamentale del corpo. Venendo esposta comunemente meno del torace o di altre parti del corpo il tatuaggio del ventre riguarda l’intimo, la vita privata di ciascuna persona. In varie popolazioni arabe ed africane le donne adornano il ventre con monili e tatuaggi che tendono ad accentuare l’eco genitale fornita dall’ombelico. A proposito di quest’ultimo va ricordato che, fuori dalla sfera se­suale, l’ombelico ha causato qualche problema in ambienti reli­giosi.

Per coloro che credono nella realtà letterale dei sacri testi biblici c’è il problema se Adamo avesse o meno l’ombelico. Gli antichi artisti avevano il dilemma di decidere se il primo uomo aveva o meno l’ombelico; i più optarono per sì ma la loro decisione condusse ad un problema ancora più grande. Se Dio ave­va creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, anche Dio doveva avere un ombelico e, naturalmente, ne scaturiva la domanda: chi ha dato origine a Dio? A questo enigma i turchi hanno dato una risposta fantasiosa ed inconsueta. Secondo una loro antica leg­genda, dopo che Allah ebbe creato il primo uomo il diavolo era così irritato che sputò sul corpo del primo venuto. Lo sputo demonioco colpì l’uomo al suo centro ed Allah reagì prontamente strappando via il punto inquinato per impedire il propagarsi del male. La sua azione tempestiva lasciò solo un piccolo buco che divenne, poi, l’ombelico.

Per gli antichi cinesi, invece, a li­vello addominale si trovano alcuni fra gli organi-funzione più importanti per il mantenimento della vita: fegato, milza-pancreas, stomaco, piccolo e grande intestino, rene, vescica. Le proiezioni sulla superficie addominale ricordano molto da vicino quelle della moderna semeiotica medica. Tuttavia vicino all’ombe­lico si situa un’area sconosciuta alla semeiotica fisica del mon­do occidentale: quella detta del triplice riscaldatore e del mini­stro del cuore (paragonabile al sistema nutritivo-metabolico in­dividuale). In realtà la zona mediana sulla trasversa-ombelica è composta da un susseguirsi di punti che risultano indispensa­bili per la organizzazione stessa della vita (8VC, 25S, 26VB, 23V, 4VG).

Questa zona, quindi, indica la maniera (dopo la nasci­ta e nel cosiddetto “cielo posteriore” di costruirsi nel mondo e nel corso dell’esistenza, attraverso l’alimentazione, la vita af­fettiva, sociale, spirituale ecc.). I gesti quotidiani che ri­guardano direttamente il ventre sono scarsi e poco frequenti. A volte ci proteggiamo il ventre o lo abbracciamo quando ci sentia­mo leggermente minacciati da qualcuno. Questi movimenti miranti a costituire una sorta di barriera protettiva sono indicativi di un umore sociale di inquietudine, di pericolo, di insoddisfazione profonda nei rapporti inter e infrapersonali (A. De Souzanelle, 1974).

Una serie successiva di osservazioni complesse ed eleganti condotte sui testi di MTC, ha portato alcuni AA, sia francesi (Roum, Andres), che italiani (Cichetti) a considerare le altera­zioni del ventre come il segno di stati di “angoscia cronica” in cui l’individuo si sente non solo minacciato, ma anche snaturato nella sua personalità e protegge (con tensione, dolore, attana­gliamento) questo “morbido sottopancia” da improvvisi attacchi di immaginari nemici sia interni che esterni. Quanto poi alla cosi­ddetta “pancetta” essa consente (nei suoi diversi aspetti) atre interessanti letture di ordine generale. Innanzi tutto poiché la parte alta dell’addome (lo stomaco) è Yang è quella bassa (sot­tombelica) Yin, l’uomo invecchiando tende ad avere una dilatazio­ne superiore dell’addome, invece la donna avrà una dilatazione sopratutto del ventre.

Inoltre una dilatazione della regione cen­trale con ipotonia muscolare e cute fredda e priva di brillantezza indicherà un grave deficit della funzione milza-pancreas (ovvero di quella che i cinesi chiamano zhong-qi, deputata ai “trasporti ed alle trasformazioni e a tenere gli organi in sede attraverso i loro apparati legamentosi). Invece la dilatazione e sventramento della parte pelvica inferiore con sensazione obiettiva e subiet­tiva di freddo, indica esaurimento della yuanqi e quindi delle “riserve vitali” individuali. La parte bassa del ventre (poi) è anche controllata da un meridiano straordinario che è lo Yin­qiaomai: una sua perturbazione comporta atonia muscolare e dolori in basso fra ventre e genitali (G. Maciocia e J. Chen dal testo di Li Shizhen Qi Qing Ba Mai Jing).

Interessante è anche considerare il rapporto ventre schiena (o avanti dietro) secondo la scuola “bioenergetica” dello psichiatra Wilhem Rieich. Questo allievo di Freud (attivo all’inizio del se­colo e largamente rifiutato dalla comunità scientifica) sostene­va che il corpo è dotato di una “intelligenza sua propria”: la struttura che ciascuno di noi si dà. Questa ipotesi (che trova conferma negli studi endocrinologico-tipologici di Pende) esamina le sproporzioni tra le varie parti del corpo e le interpreta si­multaneamente in chiave sia psichica che organica. Secondo questa ottica la parte anteriore di noi è il lato consapevole, mentre la posteriore è l’inconsapevole o incosciente. Se la parte po­steriore è tesa e piatta vi è aggressività repressa, mentre una regione dorsale prominente e arrotondata indica forza inte­riore e molta forza inespressa.

Una parte anteriore gradevole vuole significare vivere in modo conscio e felice la propria vi­ta, un eccessivo sviluppo del ventre autocompiacimento smodato ed indulgenza verso se stessi. Uno studio condotto nel 1985 da un gruppo di agopuntori italiani (Sciarrettta, Di Stanislao) e da un gruppo di psicoanalisti (e pubblicato sulla Rivista Italiana di Psicanalisi Reichiana) dimostrò (su 69 osservazioni) una corri­spondenza diretta fra relazione avanti-dietro secondo Reich ed equilibrio fra VC e VG secondo l’ottica della MTC. I soggetti con addome ridondante (iperattività del VC) risultarono del tipo Yin della MTC (espansivi, dispersivi, sottomessi, passivi, introversi, recettivi, difensivi, spirituali, psicologici, contemplativi, se­ri); quelli piatti sul davanti e con ipertono posteriore (sul VG) del tipo Yang (dominanti, chiusi, concentrati, attivi, estrover­si, penetranti, aggressivi, materiali, fisici, socievoli, scher­zosi).

LEGNO: Nella tipologia ed astrologia estremo-orientale (testi di S. Withe, H. Lau, Diagran Group and Maya Pilkington) i soggetti legno sono fiduciosi in sé stessi, ottimisti, eleganti, armonio­si, superbi, tendenti a fare il passo più lungo della loro gam­ba. Si tratta di individui creativi, fantasiosi, suscettibili, intuitivi e permalosi. Di taglia media ed armonica (tipo mediterraneo) hanno addome piatto e ben modellato.

FUOCO: soggetti dai cambiamenti repentini (disforici), lucidi, brillanti, decisi, avventurosi, gioiosi, che emanano molto calo­re. Sono soggetti saggi ma passionali e che portano con loro un notevole potenziae distruttivo. Corporatura robusta (più svilup­pata la parte alta del corpo). Addome arrotondato.

TERRA: Sono soggetti onesti e responsabili, prudenti, lungimi­ranti, fertili, che adorano l’abbondanza. Si tratta di soggetti che adorano lavorare, autodisciplinati, intelligenti (riflessi­vi), con un solido senso pratico (ma amanti anche dei giochi men­tali, dei rebus, delle sciarade, degli scontri intellettuali). Sono lente e, di solito, pensano troppo prima di agire. Dovrebbe­ro concedere più spazio alla fantasia ed agire di più. Sono tarchiati, tozzi, robusti, adiposi. L’addome è largo, steatopi­gico, polisarcico.

METALLO: Soggetti rigidi, inflessibili, ambiziosi, introversi, non elastici, sempre controllati e mai rilassati. Dotati di gran­de pertinacia per ciò che li interessa sono anche abulistici, indifferenti al mondo. Soggetti con grande senso morale (morali­sti fino all’inverosimile) sono conformisti in ogni senza, ri­spettosi di norme e regole varie imposte dai tempi e dalla socie­tà. Sono ambiziosi, fermi, freddi e calcolatori. Programmano la loro vita in funzione del personale tornaconto e non hanno alcuna elasticità o capacità di adattamento. Longilinei ma disarmonici hanno spalle e torace piccoli, addome poco sviluppato ma, spesso, pendulo.

ACQUA: L’acqua rappresenta comunicazione e persuasione, diplo­mazia e flessibilità calma ed intuito, senso della misura, pa­cata perseveranza e attenzione alle cose che offre il futuro. Le persone acqua possiedono la dote innata di influenzare gli altri, ma sono talvolta troppo passive e o troppo o troppo poco concilianti. Dovrebbero essere più capaci di mostrarsi, di farsi ve­dere, imparando a padroneggiare le situazioni. L’addome è largo ma tonico. Lo sventramento riguarda (in modo però tardivo e piuttosto armonico) la parte pelvica inferiore.