Sofia a Cannes, Taormina in conferenza e politici in rissa

Di Carlo Di Stanislao

Marlene e LeniÈ tornata a Cannes a un passo dagli 80 anni (che compirà in settembre), accolta come si conviene ad una diva senza tempo, rapita e commossa dal manifesto con lo sguardo seducente di Mastroianni ed accompagnata dal figlio Edoardo, che l’ha diretta nel film “La voce umana” da Cocteau, straordinaria in quel ruolo che fu di Anna Magnani e di Igrid Bergman. Sofia Loren ieri a Cannes, inseguita da cronisti e fotografi di tutto il mondo, è stata particolarmente felice rivedendo, sullo schermo di Monté des marches, la versione restaurata di “Matrimonio all’italiana” di De Sica, il regista che le ha regalato le parti migliori, quello che, con “La ciociara” le ha permesso di vincere la Palma d’oro come protagonista.


Abito blu elettrico, stivaletti neri, generosa con i cronisti, quando le si chiede del figlio che ha accanto e che ieri sera, alla cena in suo onore con tutto il cinema di Cannes riunito a festeggiarla, non smetteva di accarezzarla, mamma Sofia dice che è un “regista attento, meraviglioso, che punta alle storie più difficili”. Non esagera. Edoardo Ponti è davvero un regista sensibile e attento, che aveva mostrato il suo talento in teatro, producendo e dirigendo “La lezione” di Ionesco, nonché la trilogia di Nick Bantock “Griffin & Sabine”, messa in scena a Spoleto, formatosi saldamente alla USC School of Cinema and Television, con una laurea in letteratura inglese e scrittura creativa alla University of Southern California e un mestiere solido imparato affianco ad Antonioni di cui è stato assistente personale. Dopo l’esordio con il cortometraggio “Liv”, nel 1998, nel 2002 firma la sua prima opera per il grande schermo: “Cuori estranei”, sempre con la madre, Mira Sorvino, Klaus Maria Brandauer, Gérard Depardieu e Malcolm McDowell, raccontando con garbo e acume un trittico femminile alle prese con una figura paterna.

Fuori dal campo artistico, secondo la lista di People With Money del 2013, Ponti è il più pagato regista al mondo, grazie a sorprendenti guadagni di 75 milioni di dollari tra aprile 2013 e aprile 2014, un vantaggio di quasi 40 milioni di dollari sul suo concorrente più vicino e un patrimonio netto stimato di 215 milioni di dollari, fortuna che si deve, scrive sempre la rivista, a intelligenti investimenti azionari, proprietà, accordi lucrativi di collaborazione con i cosmetici CoverGirl, oltre ai guadagni derivanti da diversi ristoranti (la catena “Le pizze di Papà Edoardo”) a Washington, di una squadra di calcio (“Gli Angeli di Ginevra”) e di un suo marchio di Vodka (“Pure Wonderponti – USA”), più un profumo di successo (“Da Edoardo con Amore”) e una linea alla moda chiamata “Seduzione by Edoardo Ponti”.

Sarà anche un attento uomo d’affari, ma Edoardo è anche un eccellente autore e lo ha dimostrato con “La voce umana”, storia ambientata nella Napoli degli anni 50, con protagonista Angela, una donna che valicherà le montagne emotive della sua ultima conversazione al telefono, con l’uomo che ama e che la sta abbandonando per un’altra donna. Edoardo Ponti, 41 anni, ne ha ricavato un mediometraggio di 25 minuti, affiancando alla madre Enrico Lo Verso nella parte del compagno ”fuggitivo”. Inoltre ha chiesto alla madre di recitare in napoletano, con il testo di Cocteau tradotto da Erri De Luca. Il film rappresenta un evento perché vede il ritorno di Sofia sullo schermo a quattro anni dall’ultima apparizione: nel 2010, nella miniserie tv “La mia casa è piena di specchi” ispirata all’autobiografia della sorella Maria Scicolone, la diva ha interpretato sua madre Romilda.

La Loren ha voluto ora regalarsi questo nuovo ruolo cinematografico alla vigilia degli 80 che celebrerà mandando nelle librerie la sua autobiografia intitolata “Ieri oggi e domani”, come il suo film vincitore dell’Oscar. La Loren è uno dei personaggi di Cannes Classic, la sezione del Festival dedicata alla memoria, che si avvale della proiezione di “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone, “Paris Texas” di Wim Wenders (a trent’anni dalla Palma d’oro), “La paura” di Rossellini, “L’ultimo métro” di Truffaut, “Le hasard” di Kieslowski, “Dragon Inn” di King Hu, “Orizzonti perduti” di Capra, “La chienne” di Renoir, “Jamaica Inn” di Hitchcock, “Sayat Nova” di Parajano.

E al grande cinema è dedicata anche la 60° edizione del Taormina Film Fest, presentata oggi in conferenza stampa e che si svolgerà dal 14 al 21 giugno all’interno della rassegna Taormina Arte. Da quando ha assunto un’identità Mediterranea nel 2007, il festival è diventato un punto focale per la cultura cinematografica e una grande “vetrina” di importanti anteprime di film provenienti da Hollywood e dal resto del mondo.

Organizzato dal Comitato Taormina Arte, con il generoso supporto della Regione Siciliana, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Città di Taormina e altre importanti istituzioni e sponsor privati, il festival non ha smesso di potenziare la propria importanza e l’attenzione sul grane cinema di ieri e di oggi. Previsti, per l’edizione 2014, vari momenti di grande profilo culturale ma anche serate glamour ricche di star internazionali. Alla conclusione del Filmfest, la consegna dei Nastri d’Argento.

L’idea del Festival nacque dal desiderio di alcuni amici (tra cui Arturo Arena, allora vicepresidente dell’Associazione esercenti cinematografici, al quale nel 1959 fu consegnata una medaglia d’oro come ideatore della rassegna) di valorizzare il territorio siciliano attraverso un’iniziativa commerciale che fosse rivolta soprattutto al settore cinematografico, rafforzando così le potenzialità comunicative del cinema in un periodo in cui la televisione non si era ancora affermata.

Il Festival, denominato dal 2002 Taormina BNL FilmFest, ha sempre perseguito l’intento di porsi come anti-festival rispetto al prestigioso appuntamento della Mostra del cinema di Venezia, configurandosi soprattutto come presentazione in anteprima di film della stagione cinematografica successiva. E, sebbene nel corso delle varie edizioni abbia poi acquisito anche carattere competitivo, imponendosi quale autorevole manifestazione cinematografica italiana, ha continuato a promuovere con vigore il cinema emergente e le cinematografie ‘minori’, ma anche lo Junger Deutscher Film, il cinema canadese, britannico, e soprattutto quello australiano, che proprio al Filmfest deve la notorietà a livello internazionale.

Un pezzo di grande cinema si consuma stamani ad Agorà, con Berlusconi protagonista assoluto, che cambia impostazione e si fa più serio e aggressivo, uscendo dai pacati canoni televisivi per esprimere, melodrammaticamente, la sua preoccupazione di “padre buone” di fronte allo fascio del Paese. Il pil è ora peggiore di quando era lui al governo e l’Italia, come dice l’OCSE, è l’unica dell’eurozona, che non solo non riparte, ma decresce: un altro mezzo punto, pari a 7 miliardi, rispetto al 1° trimestre del 2013.

Recita il ruolo di vittima che tuttavia non vuole affatto farsi massacrare e lo fa con postura, lingua e sguardo cambiati, da attore televisivo consumato che ora vuole impiegare le iperboli del grande schermo. Dice che Renzi era una bravo ragazzo ora travolto dal vortice del comunismo, che vede solo tasse e accise come soluzione. Ma soprattutto attacca i grande suo competitore: Beppe Grillo, paragonarlo ad Hitler e votato da elettori che cercano solo “vendetta e sangue”. Lamenta il fatto che “le istituzioni europee e italiane hanno voltato la testa dall’altra parte e i giornali hanno fatto le tre scimmiette e una cosa così grave è stata messa da parte, ma noi vogliamo sia fatta luce su cosa così grave” ed esce di scena lento ed impettito, come fanno gli eroi un attimo prima del the end.

Secondo vari sondaggi Renzi scende e Grillo sale, anche se di poco, ma con evidente tendenza emotiva dell’elettorato che cambia idea, rapidamente, ad ogni uscita di un leader. Secondo Tecnè Forza Italia, grazie al cambio di stile e immagine di Berlusconi, è ora molto più vicino al M5S di Grillo e siccome gli indecisi sono ancora svariati milioni, è dal loro orientamento che dipenderà la questione. Renzi, sostenuto da Napolitano, dice che occorre ricordare a tutti che il voto non è interno ma Europeo e dice chiaramente che l’esecutivo andrà avanti indipendente dall’esito del voto di domenica.

Comunque le linee del film sono già molto chiare: per ciascuno dei contendenti quella del 25 maggio sarà in ogni caso una partita cruciale e Berlusconi, per la prima volta terzo, cambia ruolo costretto ad inseguire. Per questo si fa più plateale e cinematografico, lanciando raffiche di accuse contro l’avversario Grillo, che, con colpa, ha ucciso tre amici e che ama farsi pagare in nero.

Guardando in questi giorni al duello insultante e mortale fra Berlusconi e Grillo e al loro trasformismo e alla capacità di sedurre, ho pensato ai destini incrociati di Marlene Dietrich e Leni Riefenstahl, icone del cinema, con speculari, incrociati e opposti, in un periodo cruciale della storia. D’altra parte, anche a sapere a memoria il libro di Gian Enrico Risconi “Marlene e Leni. Seduzione, cinema e politica”, non ho però ancora capito chi dei due (Grillo e Berlusconi) è Marlene e chi la Reifensthal./strong